Salta al contenuto

Temporale

A me i temporali piacevano.
Uscivo da casa con un asciugamano sulla testa, attraversavo la strada e mi fiondavo dalla mia amica Rina.
Dalle finestre della sua casa, infatti, si vedeva la campagna e il monte.
Vicine, dietro i vetri della cucina, ammiravamo il gioco di luce dei fulmini nella pioggia con gridolini di meraviglia.
Ma quel pomeriggio era strano.
Nell’aria immobile, una spessa cappa lattiginosa avvolgeva il nostro mondo, come una coperta di soffice lana, che attutiva ogni rumore.
Eravamo come sospesi.
Poi, lentamente, il colore dell’aria, da latteo, viro’ progressivamente al roseo, giallo, verde, bluastro.
All’improvviso fu buio.
Alle quattro del pomeriggio di una giornata di agosto era notte e si scatenò l’Armageddon. Una cascata d’acqua si riversò sulle strade e sulle case. Fulmini spettacolari ferivano il buio con squarci saettanti ed i conseguenti boati facevano tremare i vetri e i nostri polsi. Tutte le imposte vennero sbarrate, ognuno era chiuso nella sua casa.
Mia mamma, che non aveva mai paura di nulla, ci strinse a sé e mia nonna iniziò a recitare le sue giaculatorie:
Sant’Alvera e’ su campu
nos libere de tronos e de lampos
Sant’Alvara isposa
Santa Nicolosa
Santa Rosalia ch’est in mesu a sa ia
ch’est in mesu a sos campos
nos libere de tronos e de lampos.
Pian piano il rombo dei tuoni fu meno incombente, il temporale si allontanava e le “canne” di pioggia (s’abba a fustes) divennero fili.
La sera era tutto finito e la mattina il sole risplendeva sulle case e sui tetti tersi dalla polvere.
Nella strada sterrata, qualche pozzanghera invitava a lavare “straccetti”.

Pubblicato inGenerale

Commenta per primo

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *