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The lunchbox. La Recensione

LA FRASE “A volte il treno sbagliato conduce alla stazione giusta”.
CHI LO HA DIRETTO Ritesh Batra, classe1979
DI COSA PARLA Mumbai, India, le prime scene ci immergono nel mondo del Dabbawala l’eterogeneo e complesso sistema di portapranzo dalle case agli uffici. Il dispositivo narrativo è innescato da un errore di consegna. La bellissima Ila (Nimrat Kaur) cucina pietanze prelibate con il sapiente aiuto della zia (voce fuori campo) per ravvivare l’interesse di
un marito negligente. Il pranzo arriva però a un altro, un impiegato sulla soglia della pensione, Fernandes (Irrfan Khan) uomo chiuso, indurito dalla vedovanza che, però, si lascia irretire dalla sorpresa del gusto. Interrogando il marito, Ila capisce il disguido, ma tace, decidendo di ricambiare la sua distrazione d’amore con una distrazione di cura. Nasconde nel portavivande un primo biglietto cui Fernandes risponde. Da qui si dipana una delicata tessitura epistolare che tratteggia nuove possibilità per entrambi. Il regista ci nega l’happy end, ma lascia trasparire, una trasformazione positiva delle loro vite, un dirottamento speranzoso di destini che sembravano determinati.
COSA NE PENSO Narrato nella tonalità lieve da “dio delle piccole cose”, il film cattura per la fotografia potente e l’azione scandita da un tempo lento, come quello che si riserva a un piatto speciale per gustarne (mi verrebbe da scrivere: capirne) la sinfonia dei sapori. Nel disegno a mano leggera, non manca, qua e là, il graffio che ci fa intravedere la condizione femminile in un sistema vetero-patriarcale. Memorabile la frase della mamma di Ila che, interrogando se
stessa, si sorprende a scoprire che la morte del marito accudito per lunghi anni le causi soltanto una grande fame. Il film ci cala dentro luoghi, colori e atmosfere estranee che, come per una pentecoste laica, percepiamo familiari, intimi. A volte dolenti, altre sorridenti. Vicini.
Da vedere
Iaia de Marco, 10/10/2022

Pubblicato inGenerale

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