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Tutti lo possono fare

Valeria è una ragazza solare, piena di vita, entusiasta. E’ una ragazza “normale” come tante altre, come ci tiene a ribadire.

L’ho voluta incontrare perché ho saputo che aveva fatto un viaggio speciale. Nel 2018 ha attraversato Birmania, Cambogia, Laos e Thailandia. In tre mesi. In bicicletta. Da sola.

Per tutto il tempo della nostra chiacchierata, al caldo di un imprevisto sole settembrino, di fronte al Duomo di Montagnana, il tema è stato questo: un viaggio speciale richiede doti speciali ovvero può essere affrontato con successo solo da ragazze “speciali”? E senza ricorrere alle categorie generiche: in sostanza, cosa occorre per affrontare la sfida di un simile viaggio?

Per rispondere a queste domande mi sono fatto raccontare la sua storia.

Valeria Zonato è nata a Montagnana, ha studiato a Padova, laureandosi in Biologia molecolare, poi con l’Erasmus è andata in Inghilterra, dove ha conseguito la laurea specialistica, con una tesi sullo studio genetico degli orologi biologici, e dove le hanno offerto un dottorato di ricerca per quattro anni, poi un contratto di lavoro per quattro anni, rinnovato, dopo una pausa di qualche mese, per altri quattro anni.

Attualmente vive e lavora, coordinando un gruppo di 15 studenti, a Leicester, città molto nota  in Italia per meriti sportivi.

Non è un’appassionata sportiva, almeno fino al 2010 quando, in Inghilterra, comincia a correre. A piedi. Comincia ad allenarsi “in maniera un po’ ossessiva”. In un paio di anni partecipa a due maratone e si qualifica per la maratona di Londra, grazie a dei tempi “molto buoni per la sua categoria”.

Un incidente alla caviglia ed un dolore alla schiena le troncano la carriera sportiva.

Quando, nel 2015, ha comprato una bicicletta ibrida (a metà strada tra una bici da strada ed una Mountain-bike), Valeria intendeva solo fare un po’ di turismo itinerante. Basta con gli allenamenti! Basta con le ossessioni, il cronometro, i tempi, le qualificazioni!

Solo qualche pedalata in giro. Ad annusare il mondo. Perché Valeria ama la vita.

Chi va in bicicletta per turismo sa, d’altronde, che questo è il modo migliore per esplorare i luoghi sconosciuti, per ascoltare i rumori e sentire gli odori, fermandosi a piacimento per visitare un monumento, per fotografare un panorama o un dettaglio, riuscendo così, spesso, a conoscere l’essenza di un luogo: non solo i suoi monumenti o i paesaggi, ma il suo ritmo di vita, le abitudini degli abitanti, il suo “colore”.

Valeria, perciò, fa un primo tour di una settimana in bici in Scozia (“luoghi bellissimi!”) e approfittando della pausa di qualche mese fra un contratto e l’altro decide di andare in Asia.

Una decisione casuale, la sua, perché ad attirarla sono le fotografie dei monumenti:

“La cosa che piu’ mi ha affascinato della Birmania è stata Bagan. E’ stata la ragione per cui ho deciso di venire qui, ed ha superato ogni aspettativa. Semplicemente un posto magico.”

Ha attraversato tutta la Birmania (Myanmar), da nord a sud, in tre settimane, percorrendo 1606 chilometri. Poi la Thailandia, il Laos e la Cambogia per 4400 chilometri complessivi di viaggio in 72 giorni.

l’itinerario completo percorso in 72 giorni di cui 55 passati in bicicletta

Un viaggio “speciale”, certamente, ma – lo ribadisce più volte – “tutti lo possono fare”.

Tutti lo possono fare. Ma cosa occorre?

Prepararsi, leggendo i resoconti di chi c’è già stato, scaricare le mappe, tenere a mente i consigli degli altri ciclo-turisti, chiedere suggerimenti prima di intraprendere i percorsi più sfidanti, sapere contare sulle proprie forze ma essere disponibili a chiedere aiuto. “Arrivare agli obiettivi preparati e consapevoli, ricchi di energie”. Ovvero: avere una buona dose di autostima e una forte determinazione nel perseguire gli obiettivi, perché in definitiva, volere è potere.

E’ pericoloso per una donna sola?

No. Il pericolo maggiore sono stati i cani randagi, in branchi, molto numerosi e aggressivi.

E’ stata dura?

Una tappa, sì. Quando ha affrontato le montagne al confine nord del Laos, in sessanta chilometri ha dovuto superare un dislivello di 2500 metri. La incoraggiavano i ciclisti locali, ha stretto i denti e soprattutto ha ascoltato i consigli ed è partita molto presto, prima che il caldo diventasse insopportabile e, forse, letale. Ha avuto paura, non ha mollato: “non c’entra l’allenamento, conta la determinazione, perché poi la paura si trasforma in soddisfazione”.

Leggendo il resoconto di tutto il viaggio, penso di aver capito che se è vero che “tutti lo possono fare”, esiste però una condizione decisiva per voler fare questo tipo di esperienza e volerla ripetere (l’anno successivo al tour in Asia, Valeria ha percorso il deserto degli Stati Uniti in tre settimane).  Una condizione che qualifica meglio quel “tutti”.

Essere consapevole che fuori dalla zona di osservazione e di vita quotidiana, al di fuori della nostra zona confortevole c’è una ricchezza immensa di luoghi magici, dai monumenti giganteschi della Birmania, alle vegetazioni delle sponde nel corso dei 2000 chilometri del fiume Mekong, dalla caverna di 10 chilometri da percorrere in una barchetta sotto le enormi concrezioni calcaree fino ai villaggi tradizionali del sud del Laos con il loro ritmo indolente e rispettoso della vita, e di persone incantevoli che ti rimangono dentro: i sorrisi dei bambini che corrono fuori da capanne di sterco e fango per festeggiarti, le decine di ‘Saibadee’, il saluto locale laotiano,  che provengono dai campi, dalle amache appese sotto alle case-palafitte, dalle baracche lungo la strada e le donne che si avvicinano meravigliate di trovarsi di fronte ad una donna sola e ripetono continuamente la domanda “One?”.

Sì, c’è la vita, c’è il mondo, c’è la sua infinita ricchezza.

la bici davanti ad un bar in Birmania

Laos: su una barchetta dopo l’uscita dalla Kinglor Cave

 

una notte di campeggio improvvisato in Laos

Ed allora: sì! Si può fare se si è ancora capaci di emozionarsi per un panorama o mettersi a piangere di fronte ad una statua del Buddha di cento metri o a uno sguardo felice di un bambino scalzo, nudo, forse povero, ma certamente in grado di donarci un minuto, solo un attimo di gioia di vivere.

nell’immagine di copertina: Valeria Zonato in una strada sterrata nel Laos

Vale la pena leggere il resoconto dettagliato del viaggio nel blog: https://valzonsite.wordpress.com/east-asia/

 

 

 

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2 Commenti

  1. tutto molto bello ed interessante ! Vai Valeria e racconta le tue importanti esperienze , ne abbiamo tutti bisogno.- Purtroppo moltissimi vivono immersi nel proprio mondo e non si rendono minimamente conto che spesso le diversità sono incredibili per quanto ti possono arricchire :- Un amico da Lonigo da oltre un anno sta percorrendo gli stessi itinerari e si sposta da un paese all’altro con i mezzi pubblici ed a piedi.- Pubblica racconti e fotografie su Facebook .- si chiama Amedeo Doda.-

  2. Grazie per avermi fatto conoscere questa donna coraggiosa. Mi piacerebbe incontrarla personalmente e farmi raccontare. Contatterò Tifi Odasio.

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