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Un Amore

“Quando stetti per l’ultima volta sulle mura a contemplare la luce insieme ad Enea, finimmo per litigare…. Enea, che non aveva mai esercitato pressioni su di me, insistette perché andassi con lui. Giunse al punto di ordinarmelo……

Tu mi fraintendi, dissi esitando. Non è per Troia che devo rimanere. Troia non ha bisogno di me. Ma è per noi. Per te e per me.

Non posso amare un eroe. Non voglio vivere la sua trasformazione in monumento.

Caro, non hai detto che questo non ti succederà. O che potrei evitartelo. Contro un’epoca che ha bisogno di eroi non c’è nulla da fare, lo sapevi bene quanto me….

Io resto.

Il dolore ci ricorderà di noi. Grazie ad esso, dopo, se ci rincontreremo, e qualora un Dopo esista, potremo riconoscerci.”

 

Non è ancora passata una settimana intera da quel 23 Novembre che è il nostro amiversario, come dice Vita Mia.

Eppure di scriverti, diciassette anni dopo quel sogno, mi è rimasta la voglia.

Ricordi? la prima volta che decidemmo di amarci fisicamente io non riuscii a stare con te. Fallii. Ero in subbuglio, avevo paura.

Paura di quel Noi che ci stava aspettando da quando ci abbracciavamo di nascosto come due adolescenti nel pianerottolo della società nella quale lavoravamo entrambi. E lo facemmo per molto tempo: di abbracciarci, di guardarci, di desiderarci.

Ritardando un possibile Noi.

Io avevo paura. Ero attraversato da sintomi sconosciuti: quando ero con te mi sentivo dire frasi, parole che non erano passate per la testa. Uscivano, incontrollate, non pensate, non scelte, come al solito, con cura, regalate con la carta luccicante.

Uscivano e mi attestavano, così,  che non avevo più il controllo di me stesso.

Da quel momento ho saputo con certezza cosa è l’Amore. E’ quello lì, quello stato di ebbrezza e di perdita di senso che ti attraversa e che Ti Comanda.

Si l’Amore, quello che è capitato a tutti di combattere strenuamente almeno una volta nella vita.

Era una follia. Avremmo avuto tutti contro. Saremmo stati la stranezza sulla quale si sarebbero interrogati. I più intimi ci avrebbero elencato le buone ragioni per non farlo. Solo i folli, solo quelli che avevano conosciuto uno stato simile sarebbero stati dalla parte nostra. E ci avrebbero accompagnati.

La paura, sempre, si presenta con i panni della ragione. Eppure siamo andati avanti: tu ancora più di me, con più convinzione, con più coraggio.

Quella sera, inesorabile, era arrivata l’ora di conoscerci a fondo – come si dice nella letteratura di un’altra epoca.

Ed io, rialzandomi dal letto che aveva visto la dissoluzione completa di ogni mia difesa, lo sgretolamento completo di un “Io” allevato per anni nella strenua difesa dalla dipendenza affettiva, ti portai vicino alla libreria e ti lessi quel pezzo finale di “Cassandra” di Christa Wolf e mi misi a tremare e singhiozzare perchè avevo la certezza che te ne saresti andata via da me per sempre, convinto di averti delusa e persa.

Leggevo di un abbandono d’amore e ti guardavo fra i singhiozzi.

Come sono stupidi gli Uomini che si immedesimano nel loro fallo e non nel loro cuore, vero?

Me l’hai insegnato tu, negli anni successivi, a fidarmi del cuore.

Mi sono fidato. E ho conosciuto la Felicità.

il brano in epigrafe è tratto da “Cassandra” di Christa Wolf, Edizione e/o, pagine 170 e 171 

la foto di copertina è del 2008

 

 

 

Pubblicato inAmore

5 Commenti

  1. Marina Neri Marina Neri

    Grazie

  2. Antonio Salzano Antonio Salzano

    Bellissima!
    Di più!

  3. Bezzo Bezzo

    Scritta con il cuore Bravissimo 🤗

  4. Armando De Sarno Prignano Armando De Sarno Prignano

    Superlativo.

  5. Sergio Tonioli Sergio Tonioli

    Quello che gli uomini non dicono…… Complimenti Pier

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