Ormai era quasi notte ma sembrava che l’oscurità avesse timore ad avanzare.
Il debole sole, all’orizzonte, non voleva cedere ed annaspava con i suoi raggi tra i flutti. Il mare era come impazzito. Impetuoso contro la scogliera brontolava tra mille spruzzi. La piccola lingua di sabbia che faceva da cordone ombelicale con la terraferma era ormai sommersa ed i cavalloni con le loro spume sembravano cavalieri che si azzuffavano incontrandosi proprio su di essa, sommersa e ignara di quanta violenza fosse in atto lassù. Nuvoloni neri carichi di pioggia si stavano avvicinando minacciosi come guerrieri pronti alla carica.
Artemio era affascinato da questa violenza.
Si sentiva protetto dai potenti bastioni che circondavano l’isola ed il tepore della stanza, riscaldata da uno splendido camino in pietra viva, lo rassicurava. Fra poco, la pioggia sui vetri avrebbe impedito di vedere e tutt’intorno quello splendido scenario sarebbe diventato un burrone tenebroso.
Si era rifugiato nell’abbazia per sfuggire al clamore della città, al chiasso del periodo natalizio, la confusione nelle strade e quella frenesia che prende tutti gli esseri umani in prossimità di un evento atteso. A Mont Saint Michel avrebbe potuto completare quel racconto cui teneva tanto. Il priore era stato gentilissimo. Lo conosceva da tempo e quando gli aveva chiesto asilo per un paio di settimane si era immediatamente reso disponibile. Non che lo facesse gratis, intendiamoci. In quel posto una omelette costava 30€. Alla fine si erano accordati per 180€ al giorno, tutto compreso.
Costoso sì, ma ne valeva la pena.
Era assorto in questi pensieri quando i primi goccioloni picchiarono violentemente sul vetro. Fu allora che nella semioscurità vide qualcosa che si muoveva laggiù in prossimità dell’ingresso. Una figura minuscola. Una donna? Non si poteva dire, da lassù tutto sembrava piccolo. Ma chiunque fosse era in pericolo. Si trovava al limite del molo che veniva violentemente spazzato da enormi ondate. Si rese conto che, anche se avesse voluto, non avrebbe potuto darle alcuna indicazione. Le enormi finestre della abbazia erano fisse e non potevano aprirsi. Corse fuori dalla stanza cercando aiuto, ma non trovò nessuno.
Fu così che decise di andare di persona.
Scese le scale di corsa. Quante erano! Non le aveva contate ma erano sicuramente tante. Troppe in quella situazione di emergenza. Uscì all’aperto dopo una manciata di minuti, sperando in cuor suo che non fosse ormai tardi.
Si affacciò dal primo muretto e guardò giù.
Era lì, aggrappata ad un spuntone di roccia in balìa del mare. Si lanciò giù per i ripidi gradini e finalmente, con i polpacci doloranti, raggiunse la base dell’isola.
“Signora….signora” gridò con quanto fiato aveva in gola “…stia tranquilla, non ceda, sto arrivando ….la prendo io…”
Si mosse verso la donna cercando appigli sul ripido muro che circondava l’abbazia. Adesso sembrava che l’oscurità fosse calata all’improvviso. Con grande difficoltà cerco di avvicinarsi. Un lampo la illuminò ed Artemio finalmente la vide. Un viso dolce incorniciato da una chioma bionda, gli occhi sbarrati dalla paura. Indossava un ampio vestito lungo. Era immobile, aggrappata alla roccia, e gli tendeva la mano in cerca di salvezza. Quelle lunghe vesti non le facilitavano certo il compito, zuppe com’erano ormai dell’acqua che le pioveva addosso.
Un ultimo sforzo e le sfiorò le dita.
Lei lo guardò fiduciosa e gli sorrise. Si protese ancora in avanti e riuscì ad afferrarle il polso e la tirò a sé. Tenendola stretta per la vita percorse a ritroso il tratto di scogliera e raggiunse la piattaforma di antichi basolati. Fu a questo punto che, vinta forse dalla tensione e dalla stanchezza, ma sicuramente dalla paura, le si afflosciò tra le braccia, svenuta.
Cercò di rianimarla subito ma era freddo ed il vento su quei vestiti bagnati aveva un effetto devastante. Decise di portarla su! La prese in braccio come si fa per un bambino e la portò per i ripidi gradini fino all’ingresso dell’abbazia. Qui si fermò sfinito ed ansimante. La depose a terra sorreggendole il capo. Che bei lineamenti aveva! Sembrava addormentata più che svenuta, il respiro non più affannoso ed il battito regolare.
Improvvisamente ebbe un sussulto, gli avvinghiò le braccia al collo ed appoggiò il viso sul suo petto dicendo “…grazie”…poi svenne di nuovo. Artemio la risollevò e con grande fatica riuscì a portarla su per i grandi scaloni fino alla sua camera. Possibile che non ci fosse nessuno quella notte?
La poggiò delicatamente sulla poltrona vicino al camino e prese ad asciugarle le mani ed il viso. Pian piano si ricolorì e, ad un certo punto, aprì gli occhi e gli sorrise con dolcezza, con gratitudine.
“Non dica nulla, signora! Non si affatichi….” disse premuroso “….qui è al sicuro”
Lei sorrise di nuovo, poi si alzò per avvicinarsi di più al fuoco del camino, scrollandosi di dosso un po’ dell’acqua che le colava dal vestito. Artemio le porse la sua vestaglia da camera e aggiunse:
“…..se lo tolga altrimenti rischia di prendere un malanno. Io vado fuori, quando vuole mi chiami” allontanandosi e chiudendosi la porta alle spalle.
Dopo un po’ lei si affacciò e…. “…ecco …ho fatto. Si accomodi.”
Artemio rientrò guardandola meravigliato.
Il suo volto ora era disteso, radioso ed i capelli che prima le scorrevano sulla faccia ora avevano preso una bella forma intorno al quel viso così luminoso. Doveva essere talmente compiaciuto che lei aggiunse “…..su!…non faccia così…non sono la Madonna!”.
Lui, imbarazzato, come svegliandosi da una trance, farfugliò “….lei è bellissima! Mi scusi, non mi sono neanche presentato, il mio nome è Artemio Villes. Sono uno scrittore e sono qui per caso e per caso ho visto lei in difficoltà, lì su quegli scogli. Un caso, capisce, un caso fortuito, signora. Signora……..? “
Lei sorrise di nuovo “..Flora Defois e se non fosse stato il caso, come lei ha detto, adesso forse non sarei qui, grazie!”
Artemio provava in cuor suo una sensazione particolare: quello non era stato un caso, era il destino che li aveva fatti incontrare e, mentre versava del liquore in due bicchierini, già fantasticava su ciò che sarebbe accaduto tra loro. Si girò per offrirle da bere ma era giusto dietro di lui. Gli occhi, di un meraviglioso colore verde, le brillavano. Gli mise le braccia al collo e lo baciò. Un bacio caldo, morbido. Rimase come impietrito con in mano i due bicchierini tremolanti. Gliene porse uno e l’altro lo bevve in un sorso. Cosa stava succedendo? La realtà che superava la sua pur fervida fantasia?
Versò ancora del liquore, la prese per mano e la invitò a sedersi su un grande cuscino adagiato sul tappeto in prossimità del camino. Un attimo dopo erano seduti entrambi, mani nelle mani, guardandosi negli occhi con i volti fiammeggianti ai bagliori del fuoco.
“Che ci faceva sulla scogliera? Come mai era lì? Ha rischiato di morire!! Me lo dica Flora!”
“Ero lì per te. Mi ero già incamminata per raggiungere l’abbazia quando la marea mi ha colta di sorpresa” esordì lei con candore.
“Come? Per me? Perché? Non ci siamo mai incontrati prima. Non sapevo neanche che esistesse una donna così bella da queste parti, eppure sono venuto altre volte” disse Artemio meravigliato.
“Possibile che non ti ricordi, Jacques? Vengo qui ogni sera per te, in questo periodo dell’anno. Ti sei già dimenticato di me? Sono Flora, il tuo amore. Sono io! Non mi riconosci?”
“Jacques?…….Io sono Artemio. Ci deve essere un errore. Uno scambio di persona. Forse assomiglio a qualcuno…….” cercò di chiarire lui, ma le mani di lei erano sul suo viso e lo carezzavano e le sue dita gli scompigliavano i capelli mentre lei sorrideva.
Lui la sentiva parlare. Ascoltava la sua voce calda e familiare ma non riusciva a capire nulla di ciò che stesse dicendo. Si sentiva solo trasportato verso quella donna che, in quel momento, sentiva sua. Si lasciò travolgere da quel sentimento così bello che gli si era infiltrato nel cuore che abbandonò qualsiasi volontà di spiegare, di cercare di capire.
Provò veramente amore per lei. Sentì la passione attraversargli le vene fino a riempirgli il cuore e la baciò e lei lo strinse a sé………
Cosa fosse successo realmente quella notte non aveva avuto modo di verificarlo in maniera lucida, Artemio sapeva solo, quella mattina svegliandosi, di aver passato una notte stupenda e provava ancora quelle sensazioni piacevoli quando, nel dormiveglia dell’alba, vide un’ombra attraversare veloce lo spazio di cielo che dalla sua finestra si poteva vedere. Ebbe un brivido e la sua mano corse subito alla ricerca di lei, alle sue spalle, ma non c’era più!
Si alzò di scatto e guardò verso il camino…..nessuno. La sua vestaglia lì sul tappeto.
Uscì di corsa, chiese a tutti quelli che incontrava se avessero visto una donna. La descrisse nei minimi particolari ma nessuno l’aveva vista.
Nei giorni successivi gli raccontarono la storia di Donna Flora, che la leggenda popolare voleva venisse a trovare il suo perduto amore, che si era fatto frate abbandonandola nel dolore più grande, che l’aveva indotta, dopo essere stata con lui l’ultima notte, a gettarsi dalla torre più alta dell’abbazia più di cent’anni prima.
Artemio torna ogni anno a Mont Saint Michel. Quell’esperienza l’ha molto colpito.
Non c’è giorno che non guardi, all’imbrunire, verso la scogliera sotto i bastioni.
Prende sempre la stessa stanza ormai.
Non dimenticherà mai quello che era accaduto lì, una sera per caso.
La scrittura è tale da non far scendere mai la tensione del racconto in chi lo legge.
Ogni riga incalza il lettore ed aumenta la sua curiosità.
E il finale è degno di un “racconto dell’impossibile” .
Bravo Armando, regalaci ancora le tue storie impossibili
Una bella favola con un tocco di mistero. Cosa c’è di più bello per chi ama le belle storie?
Chi ama i racconti, più o meno consciamente, desidera trovare alcuni elementi, propri del genere narrativo: l’imprevisto, l’intreccio amoroso, la complicazione, il trionfo del sentimento, la suspence. Armando non delude il lettore e condensa nelle pagine del suo racconto d’amore quegli ingredienti speciali, capaci di rendere la lettura un momento appassionante e piacevole.
Una sola parola: struggente!
Bravissimo Armando ! Ho letto tutto d’un fiato… quante qualità che di te non sapevo 👏
Bravissimo Armando! Come già detto, non sapevo che avessi questa facilità di scrittura e coinvolgimento del lettore. Complimenti!
Bravo Armando. Coinvolgente.
Non so fino a che punto possa interessarti il parere di un incompetente, ma sappi che è di sicuro il parere spassionato di un amico.
Devo ammettere che ho cominciato a leggere con un pizzico di scetticismo e che scorrendo le prime righe, avevo una forte sensazione che il racconto fosse un po’… “troppo”…
Poi invece mi sono reso conto che non riuscivo più a fermarmi, che quella storia mi catturava al punto che non vedevo l’ora di conoscerne il finale.
Molto coinvolgente e allo stesso tempo piacevole e non “impegnativa”, spero di aver reso bene l’idea.
Per me è “Si”.
Bravo Armando