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Vita, Morte e la Donna

È così . Non può che essere così. Sempre. Da sempre, per sempre. Tiro alla fune invisibile: Vita, Morte in quel prodigioso duello che è sfida sin dal primo vagíto.

..L’aveva vista e subito l’aveva perdutamente amata. Lei aveva ricambiato l’amore di Vita con ogni fibra del suo essere.

Vita era immortale, avrebbe barattato volentieri quel suo essere eterno per rendere lei imperitura, incorruttibile , per non vederle mai sul corpo perfetto, lo scempio che , inesorabile, ne avrebbe fatto il tempo.

Un solo essere poteva competere con Vita e ne era più potente.

Morte era invisibile.

Erano fratelli ma il loro padre aveva voluto che Morte fosse ineffabile, che nessuno potesse avere la consapevolezza del suo giungere, la visione della sua essenza.

Vita si ritraeva quando all’orizzonte appariva il fratello . Ne vedeva il mantello e l’immancabile falce e, lentamente, ubbidiva a quell’ordine del mondo che non aveva mai discusso accettandolo come giusto.

Lei splendeva inebriandosi dei colori, dei sogni , dell’Amore che Vita le donava.

Supplice aveva chiesto al padre di renderla eterna o di donare a lui il sangue che si corrompe, che invecchia, che soccombesse al fratello.

– Non muta ciò che È e sarà – disse il suo re e Vita pianse per quell’Amore che non avrebbe potuto proteggere per sempre.

Anche Morte la vide e ne sognò il cuore . Per una volta, si disse – vorrei sapere cos’è l’ Amore-
Per dispetto, forse per la solitudine di quel suo fardello, decise di fare suo l’Amore del fratello.

Lei rise in faccia a Morte, non ne temette l’oltraggio. Amava la Vita, e affrontò Morte con coraggio.

Sapeva, come Persefone, di dovere andare ma chiese solo un’ora, un’ora d’ amore.

Incontrò Vita e gli donò tutta la sua passione, un anelito fuggente …come stilla immortale dentro l’umano niente. Gli chiese solo di strapparle il cuore quando il fratello fosse giunto per farla morire.

Vita e Morte si guardarono. Un corpo portava via l’essere col mantello. Un cuore teneva fra le mani Vita, quel cuore sottratto al verdetto del fratello.

Il loro re sapeva che la donna aveva vinto senza mai chiedere pietà. Un cuore che ama, riamato vince la partita con l’ Eternità.

nella foto di copertina: la scultura ” l’Anelito fuggente” , realizzata da Ruperto Banterle per la morte della madre del poeta e amico Lionello Fiumi. L’opera si trova al Cimitero Monumentale di Verona. ” Lo scultore concepisce un soggetto di grande sensualità ispirato all’iconografia michelangiolesca dello Schiavo morente che, sul piano simbolico, può essere letto anche come l’amplesso tra la vita e la morte.” ( www. agec. it)

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